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Christian Gastaldi | Il collage come poesia urbana e identità dei luoghi

Concepisco le mie creazioni come un poeta, anche se distruggo le parole, per conservare solo onomatopee, tentativi disperati di comunicazione. Le mie pennellate sono lacrime fatte a mano | Christian Gastaldi

 

Ritmo, memoria, colore. Pochi ed essenziali elementi stanno alla base del lavoro di Christian Gastaldi, e prenderli in considerazione singolarmente aiuta a comprendere meglio la poetica delle sue opere. Nato a Sète – piccolo borgo francese che si affaccia sul Mar Mediterraneo – Gastaldi non utilizza la pittura ma rielabora i materiali a sua disposizione «come un pittore, prendendo i colori e punteggiandoli, per sviluppare l’equivalente grafico di ciò che lo “stile” è per uno scrittore».


christian gastaldi

©Christian Gastaldi, Bologna n°33 – Courtesy of the artist

 

Laureato in ingegneria, l’artista francese non ha seguito alcuna formazione artistica; durante la sua vita ha viaggiato molto e l’arte – così come il processo creativo che precede, attraversa e segue la creazione di un’opera – è diventata per lui una vera e propria necessità. Inizia a dedicarsi stabilmente al suo progetto artistico a partire dal 2005 e da quel momento comincia anche la ricerca degli innumerevoli strappi di carta che utilizza nelle sue composizioni: materiali segnati dal tempo, trovati per strada, come le locandine di quella festa a cui non siamo mai andati, logorata dalla pioggia e dal vento, coperta da manifesti più recenti.

Sono materiali poveri, sporchi, custodi della memoria del luogo dal quale vengono prelevati, privi di valore artistico o imbevuti di poesia, nati per altri scopi. Testimoni immobili dell’incessante andirivieni dei passanti, questi prodotti della nostra contemporaneità affollano le nostre strade parlando di spettacoli, promozioni, politica e innumerevoli altri argomenti; i messaggi che lanciano, dall’alto delle bacheche o dei muri sui quali vengono affissi, hanno una durata limitata nel tempo e arrivano solo ad una minima percentuale della popolazione tanto che, la maggior parte delle volte, nemmeno facciamo caso alla loro presenza.


christian gastaldi

©Christian Gastaldi, Bologna n°1 – Courtesy of the artist

 

Gastaldi, utilizzando la tecnica del collage, li mette insieme come un poeta mette insieme le parole. Le storie che racconta sono legate al luogo in cui ha raccolto tutti i suoi materiali, proprio come nel caso della serie dedicata a Bologna: esse «sono organizzate attorno ai luoghi di raccolta basandosi quindi sulle caratteristiche fisiche e sociali del luogo, percepibili nei materiali».

L’artista lavora per stratificazioni, in un procedimento a doppia direzione: indaga la storia del luogo alla stregua di un archeologo e ricompone i reperti secondo la propria sensibilità artistica, producendo nuove sovrapposizioni di senso. Talvolta, per la creazione delle sue opere, parte da uno schizzo preliminare nel quale prova a visualizzare l’equilibrio di colore e forma, giustapponendo tutti i ritagli di carta su un piano; molto spesso però, la composizione segue il ritmo del suo pensiero, in un’azione totalmente spontanea, che non segue linee direttrici. Distrutto il senso originale dei testi e delle immagini presenti sui frammenti di carta, Gastaldi crea «un nuovo caos di onomatopee, un’odierna Babele».


christian gastaldi

©Christian Gastaldi, Bologna n°4 – Courtesy of the artist

 

Così, se aguzziamo la vista per osservare a fondo la serie dedicata a Bologna, ritroviamo numerosi frammenti del nostro presente, delle passeggiate sotto i portici e del frenetico via vai che popola le strade del capoluogo emiliano-romagnolo: si scorge il timbro rosso del MeP (Movimento per l’Emancipazione della Poesia), del quale spesso, inaspettatamente, si incontrano i versi; le palestre popolari, tra cui distinguiamo la Teofilo Stevenson,  che trovava spazio presso XM24; i pranzi sociali, chissà dove, chissà quando. E poi parole sparse e lettere sole, slegate, avvolte da colori di urbana memoria: aperitivo, puzza, esibizione, comunisti, assemblea.

Le sue immagini, provenienti dal magma cittadino, non nascondono alcuna intenzione politica. In una lunga e accurata intervista pubblicata su LandEscape Art Review Anniversary Edition 2015 l’artista afferma: «Attraverso la scelta del materiale vorrei contribuire a rendere le persone orgogliose di se stesse: sono molto più capaci di quanto i loro politici o la società vogliano fargli credere. Vedere elementi familiari, in un nuovo contesto, potrebbe aiutarli a ripensare il loro ruolo nella società».


Per ulteriori informazioni visita il sito dell’artista, attivo anche su Instagram come @christiangastaldi.

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