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Insieme a te non ci sto più | Intervista a Narcisa Monni

Una narrazione dai tratti biografici, malinconica, dettata dalle paure e dalle insicurezze del lockdown e dell’emergenza sanitaria che ha colpito miliardi di persone a livello globale: Insieme a te non ci sto più, mostra personale di Narcisa Monni a cura di Davide Mariani – inaugurata il 13 agosto 2020 presso gli spazi della Stazione dell’Arte di Ulassai – è un diario di ricordi “inesistenti e universali” nato in un momento di sconforto, con pochi materiali e la speranza di un repentino ritorno alla normalità.

L’artista sarda ha vissuto i giorni di isolamento nella casa materna, lontana dal suo studio e dalla quotidianità che scandisce le sue giornate. In questa dimensione inedita, il desiderio di comunicare l’ha spinta alla creazione di più di cento opere su carta ispirate ai ricordi e alle emozioni che in quel momento pensava non potessero più tornare.

Traendo ispirazione da foto e situazioni direttamente estrapolate dai rotocalchi, «come un soldato in trincea, l’artista, barricata in casa, ha voluto dare la sua personale visione di questo periodo, attraverso una produzione giornaliera avviata in seguito alla riscoperta di vecchie tempere “Giotto”, rimaste lì dai tempi del Liceo, e di alcune riviste di “costume e società”, altrettanto datate».


Narcisa Monni, L’imbarazzante confessione dell’innamorato, acrilico e tempera su carta, cm 18×16, 2020 – Courtesy of the artist

 

Narcisa Monni traccia i contorni della vita che al momento non era concesso vivere, traducendo in immagine momenti di ordinaria quotidianità in cui anche lo spettatore può liberamente riconoscersi: la solitudine, le uscite con gli amici, la perdita di un amore, l’intimità della riflessione, la gioia di ritrovarsi al bar per scambiare due chiacchiere. Lavora instancabilmente sulla base di configurazioni preesistenti, si appropria dell’immagine e la modifica  nella forma e nel contenuto, restituendola sotto nuove vesti. Condivide questi frammenti di realtà sui social, giorno dopo giorno, immergendosi in una nuova routine che alterna momenti di intensa produzione ad altri di condivisione con il mondo e assume le sembianze del rito, dell’arte come terapia per superare le complesse dinamiche innescate dal lockdown.

«Abbiamo scelto di dare spazio a questa serie di opere perché crediamo fortemente che i musei abbiano il compito di intercettare le espressioni contemporanee più significative e proporle al pubblico» afferma Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte di Ulassai. Insieme a te non ci sto più arriva come un fuori programma del tutto inaspettato e mostra al pubblico oltre quaranta opere inedite direttamente dalla serie In tempo di guerra, a memoria di ciò che è stato.

In questa intervista Narcisa Monni ci racconta di più sul suo primo approccio all’arte e su quest’ultimo progetto, con uno sguardo personale e sensibile sulla realtà dei fatti che ci hanno incontrollabilmente e improvvisamente travolti negli ultimi mesi.


narcisa monni

Narcisa Monni, Fu in quella estate che gli stranieri si presero le nostre donne, acrilico e tempera su carta, cm 21×29, 2020 – Courtesy of the artist

 

Ciao Narcisa, benvenuta nel salotto di ZìrArtmag! È un piacere poter scambiare quattro chiacchiere con te. In che modo ti sei avvicinata al mondo dell’arte e qual è stato il tuo percorso formativo?

È un piacere mio poter interagire con voi. Non so dire bene come mi sono avvicinata al mondo dell’arte. Inizi da bambina con i “disegnini”, poi ti iscrivi all’Istituto d’Arte, poi all’Accademia, poi vuoi fare mostre, poi le fai e nel mentre capisci che vuoi fare questo mestiere perché è la realtà che ti interessa di più.

 

La tua è una ricerca in costante evoluzione: ci sono artisti del passato (o del presente) da cui trai ispirazione?

Credo di avere un bagaglio culturale che comprende tutti i grandi artisti del passato e del presente, tutto quello che faccio è inevitabilmente legato a ciò che è stato creato in precedenza ed è stimolato dalle nuove creazioni. Qualcuno in particolare no, sono solita “divorare” tutto quello che vedo e che studio, senza una ricerca precisa, forse è per questo che il mio lavoro, pur mantenendo sempre la stessa poetica, prende puntualmente forme diverse.


narcisa monni

Narcisa Monni, Verina ha finito di lavorare, acrilico e tempera su carta, cm 29×20, 2020 – Courtesy of the artist

 

In tempo di guerra è il nome della tua ultima serie di dipinti, nata durante il periodo di isolamento. Sappiamo che hai realizzato più di cento opere su carta: una mole incredibile di lavoro, in cui il processo artistico assume le sembianze di un vero e proprio rito. Che ruolo hanno svolto i social all’interno della tua routine quotidiana?

Fondamentale direi: in quel periodo i social erano l’unico mezzo che avevamo per poter interagire con gli altri, la nostra piazza virtuale, personalmente mi hanno permesso di non perdere il contatto con le persone. “Siamo ancora qui”, mi veniva in mente questo mentre pubblicavo i dipinti, “non ci fermeremo mai, qualunque cosa accada”.

 

Oltre quaranta opere sono attualmente in mostra presso la Stazione dell’Arte di Ulassai. Insieme a te non ci sto più racchiude un lavoro molto intimo: vorresti raccontarci di più su questo complesso “diario dei ricordi”?

Durante il lockdown siamo stati tutti obbligati a rimanere chiusi dentro casa per due mesi per pericolo di un contagio di un virus mortale. Bene, che dire di più? Sembra la trama di un film di fantascienza, ancora oggi sono sconvolta, figuriamoci in quei giorni. Per me era arrivata la fine del mondo (tendo molto a esasperare qualsiasi cosa), piangevo e non essendo credente, non potevo neanche pregare, ma mi son sentita in dovere di lasciare qualcosa, il ricordo di ciò che eravamo e forse non saremmo più stati, i sentimenti che non avremo più provato, le persone che non avremmo più visto. Allora lì, sopra foto di riviste di moda, ho creato un altro scenario, accompagnato da titoli composti da frasi che non avevo avuto il tempo di dire, di ricordi che volevo fermare nella memoria, di cose che sarebbero potute succedere. O forse no.


narcisa monni

Narcisa Monni, Il pregio della vergogna, acrilico e tempera su carta, cm 17×18, 2020 – Courtesy of the artist

 

Progetti futuri (mostre, collaborazioni, ecc.)?

Ho un progetto in mente da un paio di anni, si tratta di un lavoro scultoreo ma non posso dire niente altro perché sono scaramantica.


Per ulteriori informazioni sulla mostra, visitabile fino all’11.10.2020 visita il sito della Stazione dell’Arte di Ulassai e il profilo dell’artista, attiva su Instagram come @narcisamonni.

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